Il presidente del Consiglio dei Ministri contrariamente a quanto si crede, viene nominato dal Presidente della Repubblica, che nomina anche i Ministri del nuovo governo su proposta del premier.
Ma dietro la semplicità della norma costituzionale contenuta nell’art. 92 si nasconde una procedura più complessa che si è affermata per via di consuetudine.
Una consuetudine è un comportamento ripetuto nel tempo che a lungo andare dà l’idea di essere giuridicamente doveroso.
Ciò significa che se alla prossima nomina non dovesse essere seguita la consuetudine che si è affermata finora il Presidente della Repubblica non commetterà alcun illecito, ma il suo comportamento potrà gettare le basi per l’affermarsi di una nuova consuetudine.
Quando si dimette il Governo in carica si aprono le cosiddette consultazioni: il Presidente della Repubblica convoca al Quirinale i rappresentanti dei gruppi politici presenti in Parlamento, i Presidenti emeriti della Repubblica, i Presidenti di Camera e Senato, le forze sociali del paese.
Finite le consultazioni in forma orale viene conferito il mandato al premier, incaricato che accetta con riserva.
Infatti il presidente incaricato svolge a sua volta un giro di consultazioni con i gruppi parlamentari per verificare di avere i numeri per ottenere la fiducia dalle Camere e per scegliere i membri del nuovo Governo. Se le consultazioni hanno avuto un esito positivo il premier scioglie la riserva. Sale al colle con i ministri e giura nel Salone delle Feste del Quirinale.
Il Presidente del Consiglio giura con la mano su una copia della Costituzione davanti al Capo dello Stato dicendo: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione.”
Il Presidente del Consiglio controfirma il proprio atto di nomina, le dimissioni del governo uscente e gli atti di nomina degli altri ministri che giureranno dopo di lui con la stessa formula.
Da questo momento il Governo uscente ha cessato le proprie funzioni e il nuovo Governo è ufficialmente in carica. Resta un ultimo adempimento: presentarsi dinanzi alle Camere entro 10 giorni per ottenere il voto di fiducia. Non sono mancati casi nella storia repubblicana di Governi nominati ma che non hanno ottenuto la fiducia, come il Governo Andreotti V.
In questi casi, il Governo è costretto alle dimissioni e resta in carica per il disbrigo degli affari correnti fino alla nomina del successore.
Grazie perchè sei la mia “memoria civica”, io spesso presa da piccole cose quotidiane dimentico di essere cittadina italiana.
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Belli i tuoi post, perché purtroppo io non sono istruita su queste cose e ho bisogno che qualcuno me le spieghi, e ti dico la verità, trovo tutto tanto macchinoso! 😰
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bello il post! e poi che dire diritto pubblico mi è sempre piaciuto assai..buona giornata mia cara
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L’ha ribloggato su MAPPE nelle POLITICHE SOCIALI e nei SERVIZI.
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Ottimo ripasso di nozioni di diritto pubblico …. grazie … sto studiando per il concorso di assistente giudiziaria …. e ci sto dando sotto col diritto ✌️😊
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Coerenza
Il Presidente emerito Napolitano e’ contrario a votare presto. Si e’
attirato strali da parte di molti e consensi da parte di nessuno.
Ma si e’ dimostrato coerente con se’ stesso. Da sempre Napolitano ha
dimostrato la sua avversione al voto in generale. Che comandi chi e’ al
potere.
Il voto non c’entra. La legge del più’ forte. Per molti anni e’ stato
stalinista. E mi pare che in URSS Stalin non avesse mai indetto libere
elezioni. Napolitano applaudi’ pure i carri armati russi che invasero
l’Ungheria allorquando in quel paese, ribellandosi al comunismo, si stava per
procedere a libere elezioni. Migliaia di morti ammazzati. E due. Poi durante
il compromesso storico accetto’ le elezioni, ma se ben “organizzate”. Divenuto
ahime’ capo dello Stato inauguro’ la stagione del non voto. Uno, due e tre
presidenti del consiglio nominati da lui senza passare per il voto. Uno
peggio dell’altro. E Mattarella che gli succedette fece altrettanto, perche’
convinto che questa fosse la prassi da seguire. Ma che invece si voti perbacco! Al di
la’ del risultato voglio votare. Che si vinca o che si perda voglio votare.
E’ un mio diritto. Ci stanno portando via tutto. Ma il voto no. Lo voglio!
Il Lancillotto
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