Il concetto di disoccupazione tecnologica, già previsto e teorizzato da J.M.Keynes nel 1930, se non vi è ancora familiare, sicuramente lo sarà nei prossimi anni.
Questo fenomeno consiste sostanzialmente nella sostituzione dell’uomo con la macchina nello svolgimento di mansioni ‘semplici’, che non comportino interazioni sociali o alti tassi di creatività. Ovviamente tutto ciò toglie posti di lavoro a persone, e ci preoccupa.
Cosa pensano gli economisti?
Alcuni sostengono che in seguito alla diminuzione dei costi delle imprese, i prezzi si abbasseranno e di conseguenza il consumo aumenterà; però è anche vero che, senza lavoro, il potere d’acquisto dei potenziali consumatori si ridurrebbe. Altri, come Carl Benedikt Frey e Michael Osborne, della università di Oxford credono che il continuo progresso tecnologico avrà un ‘impatto devastante’ sul mercato del lavoro; nel loro studio, realizzato nel 2013, spiegano come il 47% dei lavoratori negli USA sarà a rischio di essere rimpiazzato da una macchina nei prossimi 10 o 20 anni. I lavori più a rischio sono quelli legati al trasporto o alla logistica, bigliettai, cassieri, e in generale quelli appartenenti al settore terziario di basso livello.
Ma come sarà necessario reagire?
I profitti aggiuntivi di imprese e Stato, dovuti all’avanzamento tecnologico, devono essere reinvestiti nella riqualificazione e nel ricollocamento dei disoccupati. Sarà necessario attuare politiche attive per fornire competenze elastiche, adattabili, le cosiddette soft skills.
Nei Paesi dove il costo di manodopera è molto basso questo processo avverrà più tardi; solo quando, in seguito al continuo deprezzamento dei prodotti tecnologici, alle imprese converrà automatizzare il lavoro.
Di Gabriele Gandini
Il luddismo nell’800 fu un chiaro messaggio.
Nemmeno con un capitalismo trasparente e democratico (migliore di questo senza pensarci sopra), si potrebbe fermare questo evento. La tecnologia deve andare avanti ma con criterio, senza distruggere posti di lavoro.
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Tendenzialmente software ed hardware necessitano di manutenzione, debugging e sviluppo per adeguamento a novità del mercato e sicurezza nell’utilizzo.
Sono convinto che ci possa essere la possibilità di non ricorrere a riduzioni del numero di lavoratori, bensì una grossa modificazione di ruoli, capacità e mansioni.
Siccome il salto non è immediato, l’adeguamento si può fare senza stress economici ai proletari … purtroppo le leggi del profitto operano in altro modo.
ciao
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Ancora vedo tantissime persone che non l’hanno capito: questo è il problema del futuro. Anche se avessimo governi onesti in tutti i paesi e ci fosse la pace nel mondo, e se non avessimo criminalità, comunque non ci sarebbe abbastanza lavoro per tutti. O probabilmente sì, ma per quanti anni ancora?
La tecnologia non deve spaventarci, siamo noi a dover cambiare la nostra idea di società.
Tra 100 anni non tutti lavoreremo, dobbiamo prenderne atto.
Dobbiamo ritornare a pensare a una società dove non tutti lavorano.
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non siamo obbligati!ma chi ce lo fa fare?chi ha detto che per forza la tecnologia deve andare avanti? sarebbe importante mandarla avanti solo in quei settori dove si puo’ proteggere il fabbisogno alimentare ed energetico per ridurre le emissioni,per il resto dove dobbiamo andare ancora?
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Chi ce lo fa fare? Nessuno. Ma è il progresso, e la mente non si può fermare. E questo è un bene, no?
Dove dobbiamo andare? Nello spazio. Per risolvere il problema della sovrappopolazione che ci sarà tra qualche decennio.
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Scusa ma penso che prima di andare nello spazio saremo già tutti morti,e poi se secondo te questo è progresso?….è un dato che la mente dell’uomo sapiens si sta involvendo,infatti rispetto agli uomini di Neandertal siamo meno intelligenti, e l’inquinamento,sta creando uomini meno intelligenti.Non è evoluzione gente che non riesce a vivere senza cellulare e non usa il propio cervello.Vuoi andare nello spazio? togli tutte queste tecnologie inutili,fai in modo che le persone riescano a comunicare e a rinsaldare i rapporti amicali,il rispetto,la realta’ che si dovra’ affidare l’evoluzione del pianeta ai filosofi.Noi siamo come quegli Africani che prima delle colonie stavano benissimo anche senza frigorifero e lavatrice, dopo che gli abbiamo instillato questo falso bisogno sono dipendenti dalla società dei consumi e sono alla fame….Cosa c’è di progresso in tutto questo?
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Sì, questo è progresso. Del resto senza questa “inutile” tecnologia noi non staremmo parlando, adesso! Scusa ma sei troppo pessimista. L’uomo di Neanderthal non capiva i versi di Shakespeare nè gli scritti di Bauman, noi sì ed è una vera fortuna perchè sono bellissimi! Per approfondire il mio commento iniziale comunque ho scritto sul mio blog un articolo: https://kangaeumu.wordpress.com/2017/01/29/lavoro-domani/ puoi leggerlo se vuoi.
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mi spiace ma non sono d’accordo,Shakespeare gli scritti di Bauman sono stupendi ,ma se andiamo avanti con la tecnologia a breve non saremo più in grado di comprenderli e comprenderla, perchè deleghiamo il pensare alle macchine,il cervello va allenato, se non usi i muscoli si atrofizzano, lo sai che il 28 % della popolazione italiana non legge nemmeno un libro all’anno ed è analfabeta? scrive castronate su facebook e non conosce l’alfabeto , i congiuntivi ,le parole, però ha il cellulare e si fa i selfie è questo il progresso? non vedo perchè abbiamo bisogno di robot quando siamo in miliardi sul pianeta ,il senso di tutto questo è solo il profitto,potremmo lo stesso comunicare, non cosi’ velocemente è vero , ma la velocita’ senza la riflessione delle conseguenze, porta al disastro,ne è emblema il nostro paese.Ti ricordi Marinetti? ineggiava alla velocità alle macchine il fascismo ,poi è scoppiata la seconda guerra mondiale , sino a ieri c’era un presidente del consiglio in Italia che inneggiava alla velocità,infatti tutte le leggi che ha promulgato , sono state fatte con i piedi e ne stiamo pagando le conseguenze . Le persone hanno peggiorato la loro qualità di vita, non è importante la velocità delle azioni,è importante andare più lenti , fare le cose che servono, nella giustizia , nel rispetto dell’uomo ma sopra tutto della natura.Se la tecnologia viene usata in questo senso ben venga, ma con le teste di cavolo che ci circondano non ho fede del risultato nelle sue applicazioni , ma non lo dico soltanto io, lo dice la storia dell’uomo,spesso le grandi scoperte hanno innescato guerre,e i peggiori istinti dell’uomo con la tecnologia si sono scatenati ,nel reprimere,devastare ,uccidere,utilizzarla ,per guadagnare sempre piu’ soldi a discapito di tutto e tutti.Non dobbiamo investire nella tecnologia,dobbiamo fermarci a riflettere, migliorando noi stessi investendo le nostre risorse nell’educazione il rispetto e nel limitare la sovrappopolazione , l’inquinamento
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Mi trovo in linea con quanto sostiene Lapenna e a chi dice “non si puà fermare il progresso” (o cose simili) dico:
1 – Putroppo è vero; come non si può fermare una valanga che già sta correndo verso valle. Il “non si può” non nel senso di “non sarebbe giusto”, ma nel senso di “purtroppo non ne abbiamo la forza”.
2 –Comunque, c’è progresso e progresso. Aumentare le produzioni e diminuire le spese di produzione automatizzando sempre di più mi pare che non sia progresso, non nel senso di “miglioramento per tutti” che il termine si porta dentro.
3 –Se la crescita dell’automazione farà scendere il numero di occupati, la solita legge di mercato tenderà a far scendere anche i salari. Tra occupati che lavorano per meno e disoccupati che non guadagnano niente, chi comprerà le merci sfornate –poniamo pure a basso prezzo – dalle fabbriche automatizzate?
4 – E se ai fabbricanti andrà comunque bene (per i cresciuti margini di guadagno sui prodotti), non vi sembra inevitabile passare a un modello redistributivo che non passi più per l’occupazione e i salari? O dovremo forse far spallucce e abbandonare del tutto l’idea di società solidale? Sarà questo il progresso?
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molto d’acordo con Aldo
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Non sono d’accordo con questo allarmismo né con l’idea di “riqualificare” i disoccupati o fornire loro “flessibilità”. C’è un video illuminante su cosa sia la disoccupazione di The School of Life, in cui la disoccupazione viene definita come il risultato dell’efficienza produttiva. Ed è così, se ci pensate. Lo scopo della tecnologia, in ultima analisi, è migliorare le condizioni di vita e sgravare le persone dalle fatiche, dunque il risultato di una tecnologia che rimpiazza l’uomo in tutte le attività dovrebbe essere NON il cercare incessantemente nuove attività da svolgere, ma godersi i frutti di una società in cui anche non lavorando si può avere tutto.
Purtroppo il capitalismo impedisce di vedere di buon occhio i disoccupati, ma io spero che il futuro permetta un mondo in cui, se nessuno ha bisogno che io lavori, possa comunque vivere una vita dignitosa, rimanendo a disposizione nel caso in cui io diventi nuovamente necessario, ma non andando a cercare disperatamente qualcosa da fare.
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